VOLI IMPREVEDIBILI

Era il tardo pomeriggio quando trasmettevano “che tempo fa”, il quotidiano appuntamento con le previsioni meteorologiche da non perdere assolutamente. La rubrica era curata dal colonnello Guido Caroselli e oltre alla canonica cartina dell’Italia con i simboli a indicare il tempo, mostrava le immagini satellitari del continente, la carta con le curve isobariche e le zone di alta e bassa pressione, i fronti, i venti ecc., il tutto commentato magistralmente con tanta dedizione tale da rendere quella materia, così empirica e a volte ostica, familiare anche ai non addetti.
Se era “buono” seguiva il consueto giro di telefonate con gli amici e il volo era programmato. Tuttavia le informazioni meteorologiche erano a grande scala e non fondati sugli aspetti più consoni al volo libero, ovvero legati alla branca della micrometeorologia e, di solito, una giornata di quelle che sembrava essere “buona” poteva non esserlo affatto.
Tanti i ricordi, tanti i voli realizzati e tante le emozioni vissute.
Sono passati da allora quasi 30 anni e tante cose sono cambiate.
Nella pianificazione di un volo siamo soliti affidarci oggigiorno a previsioni locali, precise e puntuali, interrogando anche più zone limitrofe al sito di volo, ove le informazioni restituite, spesso sottoforma di grafici a immediata comprensione, sono veramente numerose e tali da farci ben comprendere il tipo di giornata che ci si presenterà una volta in volo.
Il tutto lo facciamo attraverso semplici passaggi con la praticità e comodità di uno smartphone. Insomma, una grande opportunità per volare in modo più consapevole, considerato che tra famiglia e impegni vari c’è sempre meno tempo da dedicare al volo.
Poter scegliere la giornata “giusta” significa, non solo ottimizzare il proprio tempo in genere, ma anche e soprattutto la qualità dei voli stessi.
Il periodo estivo anche quest’anno si è dimostrato assai generoso in Valcomino, regalandoci giornate molto buone ma non per questo sempre scontate.
È il caso di quella caldissima giornata di agosto in cui, recatomi in decollo di buon’ora con le mie solite grandi aspettative, sono decollato a mezzogiorno circa per atterrare (ergo bucare!) dopo una misera planata di appena 14 minuti!
Può capitare ma bisogna essere davvero sfortunati.
Preso coscienza della situazione alquanto Kafkiana, nonostante ci fosse davvero un gran caldo in atterraggio tale da privarmi di ogni energia, immediatamente ho preso il telefono per comunicare a mia moglie che mi accompagna, supporta e sopporta in ogni volo, la necessità di un fulmineo recupero così da poterci riprovare.
Detto fatto, in poco tempo ero nuovamente in pedana pronto per un nuovo volo. Volo che questa volta mi ha permesso di raggiungere la ragguardevole quota di 3250 metri e godermi, oltre alla meritata frescura, scenari stupendi fin sui monti Simbruini e Carseolani.
“Dopo tanti anni passati in aria, constatare di avere ancora così tanta voglia e bisogno del volo, tipica della fase iniziale di questa straordinaria avventura, ti fa capire quanto la passione del volo sia radicata nella tua vita e di quanto tu non ne possa più fare a meno.”
A proposito di giornate non affatto scontate, l’indomani ero di nuovo in decollo con buone aspettative (si, sempre le medesime buone aspettative!).
Una volta in volo in effetti la giornata si dimostra da subito buona con formazione di pochi cumuli sparsi. Si sale lentamente e anche oggi si raggiungono i 3000 metri di quota.
Mi dirigo verso NW e sorvolo la Val Roveto senza cumuli né termiche, consapevole che da lì a poco sarò probabilmente nei guai.
Segue una lunga e prevedibile planata fino alle colline di Avezzano (M. Salviano) dove riesco a fatica a riguadagnare qualche decina di metri e sfuggire al richiamo della forza di gravità.
Il vento alla mia quota entra in maniera prepotente con provenienza da ESE, non proprio l’ideale, anzi.
Dopo aver cercato qualche ascendenza sulle colline poco avanti e riconquistato qualche centinaio di metri, mi dirigo questa volta verso il M. Velino dove, nel frattempo, si sta formando qualche cumulo interessante.
L’ascendenza davanti al costone è ampia e generosa e finalmente mi riporta al fresco dei tanto agognati 3000 metri.
La vetta del M. Velino, con i suoi 2487 metri di altezza, è la cima più alta del gruppo montuoso Sirente-Velino, montagne brulle e sassose dal fascino straordinario, specialmente se ammirate da quassù.
Un grifone mi fa compagnia e assieme planiamo sulle pareti a strapiombo della Val di Teve per giungere sul lago della Duchessa.
Questi rapaci dalle dimensioni considerevoli sono endemici di queste montagne e dopo la loro reintroduzione nel territorio, avvenuta circa 30 anni fa, si sono stabiliti anche sui monti circostanti.
Oggi frequentano regolarmente buona parte dell’Appennino Centrale e accade spesso di condividere lunghi tratti di volo, ala ad ala, vivendo quella che è una straordinaria esperienza.
Decido di tornare indietro in considerazione che da adesso in poi il volo sarà rallentato dal vento frontale.
Dopo aver raggiunto la base del cumulo a 3500 metri sul M. Magnola, questa volta in compagnia di un aliante, la decisione sulla strada del rientro è presto presa.
Con i venti da sud infilarsi nella Val Roveto non è mai una buona idea (senza cumuli oltretutto) e quindi scelgo la tutt’atterrabile e sicura Vallelonga.
Con una lunga planata taglio in due la conca del fucino e mi porto sulle colline di Trasacco.
Qui i cumuli sono ancora troppo lontani da raggiungere e l’aria è assai stabile, purtroppo.
Non si sale! Continuo ad avanzare e perdere quota lungo il piccolo crinale mentre la valle si ristringe.
Giunto nei pressi del piccolo borgo di Collelongo, mi ritrovo all’altezza delle colline a circa 250 metri dal suolo. Vento non ce n’è, continuare lungo questa traiettoria vuol dire fuori campo garantito.
Con ancora qualche flebile speranza mi sposto in centro valle e, quando ormai sono con l’imbrago aperto sul campo prescelto per l’atterraggio, avverto un po' di movimento dell’aria. Il vario comincia pigramente a suonare, beep… beeep… beeeep…!
E in questi casi le dinamiche sono a noi ben note: perdere ora quel piccolo valore vuol dire essere con i piedi a terra al prossimo battito di ciglia.
Bene, mi concentro e dopo qualche giro riguadagno quei 200 metri che mi rimettono di nuovo in gioco.
Questa è la magia del volo libero: ho rischiato di fare un atterraggio fuori campo dopo una planata lunga ben 28 km e aver speso una quota di quasi 2400 metri senza mai trovare ascendenze!
Finalmente mi rilasso. Intanto, trasportato dalla termica che scarroccia a NE, mi ritrovo sul costone nord delle montagne che fungono da spartiacque tra la Vallelonga e la Val Roveto, versante caratterizzato dalla bellissima e fitta faggeta.
Risalgo il costone fino a scavalcarlo e superare nuovamente la quota dei 3000 metri! Atterro da lì a poco, stanco ma felice di avercela fatta.
I sacrifici che il deltaplano comporta sono a noi tutti noti ma sono estremamente convinto che sia la macchina volante più straordinaria che l’uomo abbia mai concepito.
Il volo in deltaplano è poesia: planare alla stregua di un rapace su scenari incantevoli e infiniti sfruttando le sole correnti ascensionali, mediante ali tecnologiche ma essenzialmente costituite da tubi e tela, è qualcosa che regala emozioni indescrivibili. Non esistono cordini da tirare né comandi da azionare, il pilotaggio avviene spostando il proprio peso andando così ad alterare l’equilibrio del sistema “machina-pilota”.
In conclusione, con queste poche righe ove ho raccontato di un paio dei voli fatti quest’estate, ho voluto rimarcare che col tempo, seppur variano le condizioni a contorno e soprattutto la vita stessa che si (e ti) trasforma con il passare degli anni, la passione per il volo in deltaplano è qualcosa che ti porti dentro, per sempre, indelebile.
Ringrazio mia moglie Irene che si prodiga sempre per me e che a primavera mi ha donato il dono più grande e prezioso che abbia mai ricevuto, mia figlia Caterina oggi di appena 4 mesi.
Da sempre mi accompagnano e mi supportano rendendo possibili i miei voli e i miei sogni. Tutto questo lo devo a loro.
Voglio infine esprimere la mia sincera amicizia ai miei amici e compagni di volo che, come me, amano volare e con cui condivido spesso bei voli con conseguenti piacevoli bevute.
Infinite e generose termiche a tutti!
Francesco
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